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Guido Borri - Luigi Albertazzi

Arvedo cotti

Da sinistra Gherardi, Trebbi, Borri e un tifoso, accosciato Lombardi

Foto di gruppo con Amedeo Ruggeri, la moglie Vittoria (a destra) e la Gigina sul manubrio

Roberto Pedrini

Remo Bianconcini

Remo Righi

Remo Ruggeri nel primo Motogiro del 1953 in sella alla Gilera

Ruggero Ruggeri

Arcisio Artesiani

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SE CENT'ANNI VI SEMBRAN POCHI

Gli appassionati delle due ruote cominciarono a riunirsi e ad organizzare oltre un secolo fa, e precisamente nel 1886, quando per iniziativa di Ugo Gregorini e di altri facoltosi gentlemen venne fondato il "Veloce Club". Veloce, ovviamente, soltanto a forza di pedali, perché allora si parlava di bicicli e biciclette: la moto era ancora di là da venire. Il merito di quei pionieri fu comunque notevole, in quanto essi contribuirono a diffondere in tutti gli strati della popolazione l'idea del veicolo semplice leggero ed individuale, destinato prima o poi a ricevere un motore meccanico. Per cui verso la fine del secolo XIX già si era a conoscenza dei primi motocicli italiani, come quelli di Figini e Lazzati o quelli del Marchese Carcano. E fu appunto una Carcano la moto usata da Attilio Caffarati per vincere il Circuito di velocità organizzato nel 1899 in occasione di un congresso del Touring Club. L'esperienza ebbe un certo successo e venne ripetuta, tra speranze ed Incredulità, l'anno seguente.
Nel 1902 si tornò a correre in moto sull'anello della Montagnola, per l'interessamento della Società del Risveglio Cittadino. Due anni dopo, nel 1904, i petroniani poterono assistere al passaggio della "1000 Chilometri di Brescia" e della PaviaBologna. Da spettatori, gli sportivi divennero poi registi di manifestazioni motoristiche, durante il 1907: il 1° campionato motociclistico su pista e la gara all' ippodromo Zappoli, svoltasi sotto il controllo della Società Ciclistica "Pro Victoria". Tutto ciò stava a dimostrare che il nuovo modo di correre si stava affermando e che aumentava il numero di coloro che lo praticavano. Non certo grandi cifre, dato che pochi si potevano permettere un simile lusso. L'ammirazione però era tanta, ed all'ombra delle Due Torri si stava formando una discreta Infrastruttura commerciale per le favolose moto di quel tempo: Bianchi, Borgo, Frera tra le italiane, poi ancora le inglesi B.S.A., Humber, New Hudson, Royal Enfield, Triumph, l'americana Indian la svizzera Motosacoche la tedesca NSU, le belghe FN e Sarolea, nonché tante altre che oggi farebbero la felicità dei collezionisti.
Il 29 Aprile 1911 venne fondato a Milano il Moto Club d'Italia, che già era stato proposto come tale nel 1904 ma non aveva avuto seguito. Con ogni probabilità, la costituzione del Moto Club Bologna fu quasi contemporanea, dato che la Città, dopo un lungo sonno, si era portata quasi all'avanguardia negli sport del motore, dimostrando efficienza e capacità nel portare a buon fine quei grandi spettacoli che furono il 1° Circuito Automobilistico (1908), la Settimana Aerea (1910) ed il 1° Circuito Aereo (1911). E' difficile stabilire come il Sodalizio cominciasse a muoversi.Di certo ebbe a che fare, nel 1913, con le questioni logistiche legate al passaggio per Bologna del Circuito del Po; sappiamo poi che, nel 1914, era presieduta dal Prof. Ruata ed aveva sede in Via Gombruti 32, presso l'Automobil Club. Nello stesso anno riuscì anche a far disputare il 1° Circuito dell'Appennino Emiliano, che fu vinto da Federico della Ferrera sulla moto omonima, e mobilitò i Soci per la tappa del Circuito Motociclistico d'Italia.
La guerra 1915-18 interruppe improvvisamente la volonterosa opera dei nostri nonni o bisnonni, molti dei quali furono assegnati ai servizi automobilistici del Regio Esercito e sfidarono le cannonate come portaordini. Quando torna rono (e non furono tutti) dovettero affrontare una situazione radicalmente cambiata. Da un lato la crisi economica,che frenava gli acquisti di nuove macchine , e dall'altro il rapido rinascere del motociclismo agonistico, confermato dal clima di entusiasmo nel quale si svolse il Raid Nord Sud del 1919. Intanto la città si dotava di un velodromo, finanziato da Augusto Pasquali, un autentico mecenate dello Sport Bolognese.L'esponente complesso, che rivaleggiava per funzionalità e struttura con i migliori impianti nazionali, fu inaugurato nel 1920 e contribuì efficacemente alla propaganda per il ciclismo ed il moto ciclismo. In quel travagliato dopoguerra si rivelò la grande classe di Amedeo Ruggeri, che a buon diritto ebbe il titolo di Campione Sociale, avendo vinto nel 1922 il Raid Nord Sud ed il G.P. delle Nazioni. Il 1923 fu poi un anno di trionfi per l'indimenticabile Pilota contadino e si concluse con la conquista del Campionato Italiano per la massima cilindrata, con la moto Indian.

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Ma l'interesse dei costruttori, sia per l'aspetto tecnico come per quello commerciale cominciava allora a prendere in considerazione anche i motori minimi, che in seguito a continui perfezionameti fornivano prestazioni inaspettate. E da Bologna sorsero le prime fabbriche di biciclette a motore, con i nomi di AMBRA, MBR, GD, M.M. e DIANA.L'intraprendenza di queste Case, unita a quella di tante altre italiane ed estere , determinò un sensibile risveglio del mercato ed anche un fiorire di iniziative da parte di Società che, pure con modeste ambizioni, agivano indipendentemente dal Moto Club; non solo, ma ottenevano talvolta l'affiliazione al Moto Club d'Italia.
Durante il 1922 il Moto Club Bologna disponeva di una Sede sociale in Via Casse 1 ed era presieduto da Alberto Buriani. In quell'anno riuscì ad organizzare una marcia di resistenza, vinta da Ruggeri, ma dovette lasciare ad un'altra potente Associazione, la Velo Sport Reno, l'onore e l'onere della gara per il Campionato Emiliano Motociclistico. Così pure fu mandata a compimento la BolognaRocca di Roffeno del 1923, solo perché Velo Sport Reno e Moto Club si misero d'accordo.Le tendenze per così dire separatiste seguitarono a rafforzarsi, per dar vita nel 1924 all'Unione Ciclo Motoristica Bolognese (U.C.M.B.), presieduta dal Cap. Nino Placidi. Altri ne seguirono l'esempio, tantochè nel 1926 la Provincia finì per ospitare ben 6 Enti specializzati, vale a dire: Moto Club Bologna Comitato Regionale Emiliano, Moto Club Savena, U.C.M.B., Unione Motoristi Imolesi, Unione Sportiva Italia di S. Rufillo. Ognuno di essi si occupava attivamente di sport; ad esempio, il Moto Club Savena era in grado di preparare il Criterium Invernale, mentre il Comitato Regionale Emiliano, presieduto dall'Ing. Enzo Cavara, indiceva prove di Chilometro lanciato.
Ma l'epopea della bicicletta a motore, dallo strenuo quello tra M.M e G.D, volgeva ormai al termine e tanto fervore non poteva durare a lungo. I tempi erano sempre difficili, e le risorse modeste, come dimostra il fatto che quasi tutte le confraternirte motociclistiche non avevano una sede vera e propria, ma si davano convegno presso caffè e ristoranti.Anche il Moto Club Bologna doveva arrangiarsi, scegliendo come base operativa il Bar Italia in Via In dipendenza 18.
La serie delle competizioni ai Giardini Margherita cominciò nel 1927 con il "Gran Premio d'apertura" per motobiciclette, organizzato dal G.R.F. " Natalino Magnani".
Il 1928 fu l'anno del crosscountry, al quale provvide la Velo Sport Reno. Ma dov'era il Moto Club? Era in grave crisi, tanto da disertare l'importante Raduno che si tenne nel 1929 per l'inaugurazione in Certosa del monumento ad Olindo Raggi e che accolse molte Società motociclistiche italiane. A rappresentare Bologna c'erano invece i Militi della 17° Legione "Volontari del Reno" e della 69a Legione "Fossalta". Per fortuna, prevalse poi il buon senso che suggeriva di porre fine a inutili divisioni.In un'assemblea convocata per il 12 Luglio 1929, i Soci della Sezione Motociclistica presso il G.R.F. "Magnani"Moto club Savena deliberarono di unire la sezione stessa al Moto Club Bologna, per formare un singolo più forte organismo. In tal modo venne intrapresa un'opera di ricostruzione , che nell'Ottobre dello stesso anno consentì lo svolgimento di alcune riuscite sfide sul Chilometro lanciato della via Persicetana. Il declino delle minime cilindrate, accelerato anche dalla nuova legislazione, fece scomparire le Associazioni più deboli, per cui nel 1930 risultavano affiliati al Moto Club d'Italia soltanto la Velo Sport Reno e la Società motoristi Imolesi, nonché ovviamente il Moto Club Bologna, alla cui presidenza era stato designato Mario Ghirelli, Segretario Federale del Partito Fascista. nell'ambito cittadino, i due sodalizi superstiti avevano buone carte da giocare: Il Moto Club era riuscito a varare la corsa in salita Villa Spada Osservanza e godeva di validi appoggi politici, ma la Velo Sport Reno vantava una considerevole esperienza tecnica ed annoverava tra i propri iscritti alcuni corridori di ottima fama quali Luigi Bonazzi, Guido Landi, Luigi Sandri e Primo Zini.

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Comunque a partire dall'Agosto anche quest'ultima Società rinunciò, almeno formalmente, ad esistere in veste del tutto autonoma ed andò ad ingrossare Le file del Moto Club, il quale alla fine del 1930 rimase unico arbitro della situazione. Disponeva allora di una sede stabile in Via S. Arcangelo n. 2 ed aveva un Presidente nella persona di Archimede Felicori, succeduto a Ghinelli lasciandogli però la presidenza "ad honorem". La BolognaBarbiano, disputata nel 1930 e nel 1931, assieme al crosscountry del 1931, rappresentò una convincente prova di capacità per il Sodalizio unitario ed intenzionato ad assumere una competenza provinciale, messa in forse soltanto dallo splendido isolamento degli Imolesi.Con il Circuito di Bologna del 1932, nel quale il socio Guglielmo Sandri giunse primo con la Rudge 350, il Moto Club raccolse i frutti di quel costante impegno, ma non ebbe poi la costanza di continuare e si trovò di nuovo in panne, mentre il sorgere di nuove formazioni periferiche (Casalecchio, S. Giorgio di Piano) sembrava rendere vano lo sforzo associativo degli anni precedenti.Allo scopo di risolvere le difficoltà che angustiavano l'Ente, intervenne il Moto Club d'Italia, con tutta l'autorità che gli derivava dall'autorizzazione a chiamar si "Reale". Al vertice del Moto Club fu designato come Commissario il Console Cav. Uff. Ernesto Degli Esposti, Comandante della 67a Legione M.V.S.N., il quale peraltro dovette rendersi conto che le recenti fusioni ed incorporazioni avevano un valore più formale che concreto, Infatti la riunione ai Giardini Margherita svoltasi nel 1933 fu vinta dai Soci Guglielmo Sandri (categoria 250) ed Egisto Tartarini (categoria sidecars), ma fu promossa ed attuata dal G.R.F. "Magnani" in regime di parziale indipendenza.Tutta l'Italia vestiva ormai la camicia nera e l'influenza del Partito dominante si manifestava in ogni dove; per quanto si riferiva al motociclismo , tendeva quasi a soverchiare l'opera degli Enti specializzati e tradizionali. Così, ad esempio, durante quello stesso anno 1933 il Comando Federale dei Fasci Giovanili di Combattimento indisse un Corso teoricopratico per i giovani aspiranti Centauri. Non si meraviglino quei lettori che sono, beati loro, nella ancora verde età: oggi tutti i ragazzi sanno andare in motocicletta, ma allora quell'arte era privilegio di pochi coraggiosi con qualche Lira da spendere.Nel programma didattico furono coinvolti vari Enti, il Moto Club e soprattutto la Casa C.M, che per le lezioni pratiche mise a disposizione le moto e gli istruttori, tutti qualificatissimi: Cavedagni, Drusiani, Sceti e Zini. Più spettatore che protagonista, il Moto Club iniziò il 1934 affidato alle cure del Presidente Degli Esposti, del suo Segretario Fausto Girotti e del Cav. Zito rappresentante del Reale Moto Club d'Italia. Si può dire che il suo prestigio splendeva di luce riflessa, grazie ai magnifici explois dei Soci Sandri e Boninsegni, quest'ultimo ottimo pilota nonché Campione di tiro a segno alle Olimpiadi di Los Angeles.
Le cronache motociclistiche del 1934 dedicarono ampio spazio al Raid Bologna-Vienna Budapes-tBologna. Compiuto dalla Centuria "Giulio Giordani" della X Legio, al comando di Cesare Carrobbio ed Enrico Bottoni. Si trattò di un'impresa resa possibile da un'accurata preparazione tecnica e logistica, ma a sfondo essenzialmete politico, e non risulta che il Moto Club vi prendesse parte ufficialmente.Inspiegabile fu invece la sua assenza in due importanti manifestazioni di chiusura: l'una con il tema del Chilometro lanciato, venne accreditata al G.R.F. "Celestino Cavedoni" e l'altra, assai più impegnativa, al G.R.F. "Magnani" il quale sotto la protezione di Bottoni, Commissario Sportivo del Reale Moto Club d'Italia, riuscì a far regolarmente disputare sui viali dei Giardini Margherita il Gran Premio di Bologna. Insomma, a metà degli anni trenta il Moto Club appena esisteva e gli sportivi, per combinare qualcosa dovevano rivolgersi al Fascio.
Ma ecco tornare la speranza, un po' per il rinnovo delle cariche sociali, un po' per il nuovo corso delle direttive impartite da Roma. Il rag. Filippo Cuppi fu chiamato a presiedere il Sodalizio, sistemato nei locali di Via Indipendenza 45, ma privato dell'antica libertà in quanto sem plice Sezione Provinciale del Reale Moto Club d'Italia.

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In ciò si manifestava appieno la volontà del regime, che mirava a porre sotto controllo, in vista di future esigenze militari, tutti gli sport del motore: automobilistico, motociclistico, aviazione e motonautica. E siccome bisognava mettere al bando i vocaboli stranieri, non passò molto tempo che il Moto Club venne ribatezzato " Associazione Motociclistica ". Dal nuovo inquadramento il Sodalizio ebbe diversi svantaggi, soprattutto per la perduta autonomia, ma anche un innegabile aiuto a trovare quella posizione di preminenza che gli spettava, a buon diritto, tra tutti gli altri circoli Motociclistici.
I primi segni di ripresa giunsero puntuali nel 1935 con l'imponente raduno a conclusione della Mostra Nazionale dell'Agricoltura e, nel 1936 con il Gran Premio dell'Osservanza, che fu vinto dal giovane Nino Martelli in entrambe le categorie 250 e 500. L'anno successivo significò per l'associazione un nuovo cambio di presidenza che venne assunta dal Cav. Ettore Baroncini, titolare della nota fabbrica di candele " B.B." e già Presidente del Moto Club Savena. Ben presto diede prova di sagacia e capacità, facendo ripetere il Circuito di Bologna sul classico percorso del Giardini Margherita, esteso però al Viale Gozzadini. Sotto la guida di Baroncini l'Associazione Motociclistica fu trasferita in Via Marchesana 2 e tornò ai fasti di un tempo grazie ad una decisa azione nei del turismo, della propaganda e dello sport. Era l'epoca nella quale i bolognesi facevano il tifo per Guglielmo Sandri, il grande asso concittadino che teneva alto, anzi altissimo, il nome dell'Associazione, sia in Italia come all'Estero, e concludeva il 1937 aggiudicandosi il Campionato Seniores dopo essere passato di vittoria in vittoria con la Guzzi 500.
Alla vigilia della seconda Guerra Mondiale l'Associazione poteva dirsi soddisfatta per il lavoro compiuto, nel quale figuravano i Circuiti di Bologna, prove ufficiali di Campionato degli anni 1938 e 1939, nonché alcune prove fuori strada. Tutte cose da dimenticare quando l'Italia entrò direttamente nel conflitto, applicando severe restrizioni ai consumi di carburante. Solo eccezionalmente fu consentita qualche dimostrazione, come quelle tenute al Velodromo nel 1941 e nel 1942 con la partecipazione dei fratelli Ruggeri, di Sandri e di Martelli.Dopo l'occupazione tedesca, l'aspetto della città è quanto mai desolante: macerie, misera e lutti. Comunque gli irriducibili non si perdono d'animo e si ritrovano nel garage della Famiglia Ruggeri in Via Toscana 109 per ricostruire ex novo l'antico Moto Club, dedicandolo alla memoria dell'indimenticabile Amedeo. Viene eletto un presidente nella persona di Aldo Petroncini e subito si pensa a rinverdire la tradizione del grande Circuito cittadino; il che avviene regolarmente, nonostante la precarietà della situazione, in data 21 Ottobre 1945. Per Bologna è la prima corsa del dopoguerra, lo storico avvenimento che segna l'inizio del risorgimento motociclistico. Ne escono vincitori per la 2a categoria Masserini ( Gilera 500 ) e Cavallotti ( Guzzi 500 ), per la 3a categoria Milani ( DKW 250 ) e Brini ( Gilera 500 ).
Rinfrancato dal successo, Il Moto Club affronta il 1946 con ambiziosi programmi, ma è ancora privo di sede. La trova provvisoriamente, in un bar di Via Indipendenza, che divenne subito la centrale per l'organizzazione di varie gare: il Gran Premio dell'Osservanza, una classica di origine prebellica, il Crosscountry ed il Circuito di Bologna prolungato sui viali Gozzadini e Panzacchi.Al vertice dell' Ente, si registrano le dimissioni di Petroncini, sostituito dal Presidente " ad honorem " Guglielmo Sandri. I colori sociali sono validamente difesi da Martelli, con la conquista del Campionato di 1a Categoria per la classe 250, e da Luigi Ruggeri, che divenne Campione Italiano di 2a Categoria per la classe 500.
Domenico Pirazzini assume nel 1947 la Presidenza del Moto Club, il quale si trasferisce presso la gelateria Garganelli in Via S. Stefano 40. Pirazzini, sportivo di buona volontà conduce in porto la Villa SpadaCasaglia, la Bologna osservanza ed il G.P. Internazionale " Trofeo della Liberazione ". Ma l'annata è infausta, perché Jader Ruggeri, correndo sul Circuito di Bremgarten trova la morte in data 6 Giugno; d'ora in avanti il suo nome sarà associato a quello del Padre Amedeo nell'emblema sociale.

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La memoria del generoso caduto viene onorata nel migliore dei modi con i successi di tre nostri Corridori, che si chiamano Arciso Artesiani, promosso a Campione Italiano di 2a Categoria, Nino Martelli, vincitore del G.P. delle Nazioni a Monza, e Luigi Al bertazzi, primo degli Italiani nel Moto Cross Internazionale di Imola.
Come si vede, l'antico Sodalizio si è incamminato sulla via della ricostruzione interpretando lo sport del motore nella maniera più classica. Però con il passare del tempo e con la ripresa dell'economia il Moto Club si accorge di non essere più solo. La struttura piramidale ed autoritaria voluta dal Fascismo è crollata, il Reale Moto Club si è trasformato in Federazione Motociclistica, la costituzione di nuove Società sportive è tornata ad essere assolutamente libera. Inoltre, il rapido diffondersi di micromotori e scooters fa convertire al motociclismo gente che mai si sarebbe avvicinata alle macchine tradizionali. di conseguenza in provincia è tutto un nascere di Moto Club paesani, o specializzati in una sola marca, oppure ospitata nei Dopolavoro delle più note aziende. Ognuno di essi, manco a dirlo, si dà da fare per la propria corsa o per il proprio raduno. In un primo tempo, l'era delle minime cilindrate e dei mezzi di nuova concezione è vissuta non tanto dal Moto Club quanto da alcuni suoi valorosi soci come Albertazzi con l'Alpino e Bruno Muller alla guida del Cucciolo e poi dell'IBIS, la geniale creatura dei fratelli Nenzioni.Nel 1948 il fenomeno seguita a dilagare, mentre il nostro Club torna a sobbarcarsi la fatica della BolognaOsservanza, della Villa SpadaCasaglia e del Circuito di Bologna, questa volta sul percorso Viale OrrianiPiazza Trento e Trieste, limitato alle motoleggere fino a 125 ed alle motocarrozzette sino a 1000.Tale cimenti si ripete anche  l'anno successivo, assieme alle altre consuete prove in salita, prima che Pirazzini termini il mandato. Nel 1950 a presiedere l'Ente viene eletto Waldemar Ottaviano, che resterà in carica per un decennio quanto mai ricco di avvenimenti.
Si comincia nello stesso anno con la BolognaOsservanza e con il Circuito di velocità sui viali ma la Città è anche teatro di altre due grandi manifestazioni: il Premio Sarti per piccole cilindrate ed il convegno del Vespa Club, che accoglie ben 5000 partecipanti. La specialità del cross guadagna terreno, non solo in senso metaforico, ed in essa si afferma su scala nazionale il Socio Albertazzi, per la classe 500. Il periodo di Ottaviani coincide, nei primi anni Cinquanta, con l'epoca d'oro del motociclismo postbellico, in procinto di soccombere all'avvento dell'automobile utilitaria.
Perciò in quel lasso di tempo si concluse la serie delle gare tradizionali; l'ultimo G.P. Bologna.Il Moto Club convive senza troppi contrasti con diversi Club cittadini, denominati "Luigi Alberti " Acqua e Gas ", " MV Bologna " "Micro scooter moto club ", "FerrovieriMedardo Monari ", " Luigi SandriCorticella", ma in provincia agiscono anche il " BarettaLoiano", il DEMMPorretta", il Moto Club di Imola e quello di S. Giorgio di Piano; oltre, ovviamente alle sezioni locali del Vespa e del Lambretta Club. E la lista non è di certo completa. Se si moltiplica il numero di queste Associazioni per quello dei loro iscritti, dei simpatizzanti e delle relative famiglie, appare evidente che il motociclismo è diventato uno sport di massa.
Una massa che non manca all'appuntamento del Motogiro, l'emozionante carosello stradale di cui è animatore il giornale " Stadio " per 5 anni, da 1953 al 1957. Il Moto Club Ruggeri vi è presente con molti dei suoi Soci, tra i quali si ricordano Sergio Calza, caduto in gara, Leopoldo Tartarini, vincitore con la Benelli 125 in assoluto nel 1953 e di categoria nel 1954. Renato Ferrari in testa alla classifica delle 125 nel 1957, con la Benelli F 3; e poi ancora Dante Avoni, Guido Borri, Paolo Campanelli, Roberto Ginepri, Renato Gualtieri, Renzo Marchesi, Ennio Rondelli, Remo, Renato e Ruggero Ruggeri, Ettore Scamandri, Arteno Venturi, tutti onorevolmente piazzati. sempre a livello nazionale, Albertazzi con una Triumph 350 molto elaborata è primo nel Trofeo Motocross del 1953. Paolo Bosi si aggiudica il Campionato Italiano Seniores di velocità pilotando la C.M. bicilindrica 250.

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Guido Borri ed il suo passeggero acrobata Walter Lenzi, a bordo di una motocarrozzetta Guzzi 500, vincono la MilanoTaranto del 1953 e del 1954.In questo clima infuocato il Moto Club fa la sua parte anche come organizzatore, proponendo agli specialisti della salita la corsa Bologna S. Luca, che si svolge per la prima volta nel 1958.
Ottaviani nel 1961 lascia la presidenza a Widmo Vanti, quando le sorti del motociclismo sembrano volgere al peggio, le grosse cilindrate sono ormai un ricordo di tempi remoti, le medie non interessano più; resta una miriade di motoleggere e scooters, prodotte spesso senza particolari pregi meccanici da case che hanno avuto vita effimera.Anche il traffico peggiora sempre e rende Impossibile il proseguimento delle competizioni su strade aperte, per cui anche la Bologna S. Luca cessa di essere disputata nel 1963, dopo 6 edizioni consecutive. Al suo posto il Moto Club organizza la VergatoCereglio, corsa in salita di importanza internazionale nella quale sono ammesse tutte le categorie.
Sempre in cerca di nuovi spazi, nel 1963 viene allestito a Rioveggio un campo per il motocross. Le difficoltà sono tante, ma il " Ruggeri " combatte tenacemente per superarle e la sua fatica nel 1969, viene premiata dal Comitato Olimpico Nazionale con la Stella d'Argento al merito sportivo.Durante il 1971 Giancarlo Mantellini succede alla presidenza a Vanti ed ottiene dal Comune i locali del cassero di Porta Galliera, occupati prima da un'Associazione Garibaldina sul punto di estinguersi sotto il peso degli anni. Forse però lo spirito delle Camicie Rosse rimane ad animare i Centauri del Moto Club. E' il caso di Arteno Venturi, tecnico e collaudatore della Minarelli, che nel 1971 sulla pista di Elvington batte ben 5 record mondiali, in sella alla 175 speciale della illustre Casa petroniana; è il caso inoltre di Adriano Cocchi, vincitore con la Yamaha 125 del campionato Italiano Seniores 1972. E non dimentichiamo l'equipaggioRoberto Pedrini Alessandro Mignani, specialista del sidecar, che s'impone in tre Campionati Italiani: per il 1975, con la Ducati 750 Daytona, per il 1978 e per Il 1979 con la Yamaha 750 due tempi 4 cilindri. Tali successi non derivano solo dall'abilità nella guida, ma anche da un attento studio meccanico ed aerodinamico del piccolo bolide assimetrico. Un costante incremento contraddistingue l'attività dei motocrossisti, che si addestrano a Rioveggio fino al 1974, a Castel d'Aiano dal 1970 al 1976 ed anche a Molinella, dove il campo entra in funzione nel 1972.
Quando, nel 1978, la responsabilità dell'Ente passa a Luigi Ruggeri, la situazione e sostanzialmente mutata rispetto al primo ventennio postbellico.
Si l'industria perde colpi di fronte all'offensiva giapponese, ma quest'ultima produce l'effetto di rivalutare la moto veloce e potente, anche costosa ma capace di elevate prestazioni. Ne consegui un notevole miglioramento nella rete di vendita e assistenza, onde accontentare una clientela più esigente. Le varie discipline dello sport motociclistico si presentano differenziate e specializzate; scomparse nel nulla le Associazioni estemporanee, il Moto Club torna ad essere una fucina di idee e di iniziative, un sicuro riferimento per tutti gli appassionati. Ruggeri non mantiene a lungo l'incarico e nel 1979 lo lascia a Luciano Santo Vito il quale a sua volta lo cede nel 1980 a Paolo Moruzzi. Con Moruzzi, coadiuvato dall'infaticabile Segretario Graziano Carpanelli, il Moto Club vive un altro decennio di felici realizzazioni, prima fra tutte l'intesa con la SAGIS, che gestisce l'Autodromo " Enzo e Dino Ferrari " di Imola. Essa si traduce nella disponibilità del celebre Circuito per gli allenamenti dei Soci, nonché di tutto l'impianto in occasione di manifestazioni o gare.
Non meno interessante e coronata da successo la trattativa che porta, nel 1983, all'ingresso nel Club dell'Associazione "Alzavalvola ", la quale, pur mantenendo una certa libertà di azione, diviene parte integrante del Club medesimo. Si tratta di una forma di collaborazione utile ad ambo le parti, in quanto da un lato il " Ruggeri " può considerare gli aspetti storici del motociclismo, mentre l' Alzavalvola, come Sezione specializzata, viene a disporre per i suoi fini di una struttura organizzativa efficiente e collaudata.

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Se ne ha una prova nel 1985, anno che vede svolgersi sull'Autodromo di Imola il 1° " Memorial Amedeo e Jader Ruggeri", manifestazione Internazionale per moto d'epoca destinata a ripetersi fino ai giorni nostri . Enzo Mazza è Presidente dell' "Alzavalvola" fino al 1986; dopo di lui interviene Paolo Castaldini. Per quanto riguarda il motocross, nel 1984 è ripristinato il campo si Castel d'Aiano, mentre il Motoclub si occupa di competizioni minicross e segue la pratica del fuoristrada anche durante i Giochi della Gioventù.
La ritrovata vitalità del Sodalizio è gratificata da molte e prestigiose affermazioni dei suoi iscritti. William Marsigli (Benelli 250) perviene nel 1981 al titolo di Campione Italiano e nel 1982 a quello di Campione Europeo per le corse in salita. Giuseppe Ascareggi con la Minarelli 50cc. Vince il Cmpionato Europeo del 1981 e con la Minarelli 80cc. Quello Seniores del 1988. Pier Luigi Aldro vandi, su MBA 125, merita il titolo Europeo del 1981. Stefano Caracchi con la Malanca 125 si classifica primo nel Trofeo Nazionale Juniores del 1980 e nel Campionato Nazionale del 1981; con la MBA 125 domina il Campionato Europeo Seniores del 1982. Sempre con la MBA 125, Walter Marsigli guida il Campionato Italiano Velocità Seniores del 1985; con la Kawasaki Geminiani 750 Mauro Ricci, dal 1985 al 1987, ottiene 5 titoli nazionali di Velocità, Endurance e Superbike; purtroppo, sarà vittima di un incidente il 4 Ottobre del 1990.
Pier Francesco Chili, pilota di Suzuki, dopo essersi assicurato il Campionato Europeo 125 nel 1985 fa suo quello Italiano Seniores per la classe 500 nel 1988 e nel 1989.
E' un brillante stato di servizio, per il quale il Moto Club riceve dal Comitato Olimpico Nazionale la Stella d'Oro al merito sportivo, unitamente all'elogio del Presidente della Repubblica Francesco Cossiga. Cio avviene nel 1989, essendo Presidente Lamberto Cesari Federici; ma anche Cesari Federici ci saluta ed a lui subentra Marco Fini, mentre la continuità dei rapporti con la SAGIS viene garantita da Luciano Conti. Non si arresta comunque lo slancio dei nostri Soci corridori.
Gabriele Debbia, con l'Aprilia 125, diventa Campione Europeo 1990; Pier Francesco Chili va in testa alle classifiche del Campionato Italiano del 1990 con la Cagiva 500 e del 1991 con l'Aprilia 250: Massimiliano Colombari, con la Ducati 888, domina le gare del 1991 e guadagna il Campionato Italiano Velocità Twin.
Durante la presidenza Fini, che sponsorizza con la sua Ditta il Team Capirossi, Gresini, Ueda, il nostro Club ottiene risultati sportivi eccellenti. Nel 1994 Ivan Cremonini (Aprilia) si laurea Campione Europeo ed Italiano di Velocità. L'anno dopo, Marco Burnelli su Ducati vince il Campionato Europeo SBK. Il titolo Minimoto spetta a Gian Lorenzo Forti, su DM, con Roberto Poggi secondo. Dario Govoni, su Minarelli, batte il Record Mondiale Classe 80.
In campo organizzativo, continuano ed hanno sviluppo i rapporti con il Moto Club Dopolavoro Ferroviario. Le del 1996 portano Bruno Nigelli alla massima carica sociale e Ruggero Ruggeri a quella di Presidente Onorario, mentre Paolo Castaldini è Presidente Alzavalvola.
Nello stesso anno, Giangiogio Plenario affronta con successo la Cagiva Cup 125, ed altrettanto fa Burnelli, su Ducati, per il Campionato Superbike, ma cade e muore a Monza. Una grave perdita per la famiglia e per il Club, che in lui riponevano le migliori speranze. Per degnamente ricordarlo, viene indetto ad Imola, nel 1998, un Raduno Nazionale.
Ad Imola il "Ruggeri", su mandato FMI, Organizza anche il Campionato Italiano Velocità.
A Casalecchio, nella splendida sala del centro commerciale Shopville, espone oltre 50 moto da competizione e gran fondo, ammirate da una folla di clienti.

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Questa iniziativa si ripete nel 1999, scegliendo come tema alcune celebri moto europee ed americane.
Ad Imola torna l'impegno tecnico e logistico per il Campionato Italiano Velocità.
Per il Gruppo 5 del Campionato Moto d'Epoca l'alloro va a Remo Bianconcini, su Moto Morini. L'inizio del 2000 vede all'opera Nigelli con il suo Direttivo, che deve studiare l'adesione al nuovo statuto FIM.
Nuova anche la costituzione, nell'ambito del Moto Club Ruggeri, di un Moto Club 2000 cui aderiscono circa 100 Soci residenti a Crevalcore e guidati da Daniele Siena.

L'assemblea del Novembre 2000 elegge Presidente Sergio Angeli, Direttore di Banca, e conferma Presidente Onorario Ruggeri. Saranno chiamati a collaborare Enzo Sidoli, come segretario, e Castaldini come Presidente Alzavalvola.
Nel 2001 i programmi a Shopville hanno piena attuazione, con le Mostre delle biciclette (dalle origini al 1960) e delle motosidecar.
Bianconcini non demorde, meritando il posto d'onore nel Gruppo 5.
E' unanime il cordoglio per la morte di Paolo Simoni, Socio di vecchia data ed attento collezionista.
Come tutte le attività legate all'industria, il Moto Club avverte la crisi economica del 2002. Onde reagire, occorrono severi provvedimenti di tipo amministrativo, sportivo, promozionale, che richiederebbero ad Angeli eccessivo tempo. A malincuore, egli si dimette, lasciando a Castaldini l'incarico di Presidente.
Dopo una lunga malattia, si spegne Luigi Ruggeri, già Campione Italiano di II Categoria Classe 500 per l'anno 1946 e Presidente del Club negli anni 1976-79.

Le mostre a Shopville proseguono metodicamente e per il 2002 riguardano sia le moto, sia le automobili, mentre i colori sociali vengono ben difesi da abili Centauri.
Nel campionato Mondiale GP Roberto Rolfo su Honda è secondo per la classe 250 e Lucio Cecchinello su Aprilia è quarto per la Classe 125. Paolo Bentivogli vince il Trofeo Ducati 748. Lorenzo Alfonsi, su Ducati 996, corre il Superstock arrivando terzo nell'Italiano e sesto nell'Europeo. Anche Piero Bolognesi, su Ducati 996, affronta questa severa competizione. Marco Maccaferri e Davide Ricci Tentano la Parigi Dakar. Il settore Moto d'Epoca premia Bianconcini, secondo nel Gruppo 5 classe 250 e Cesare Fabbri, pure secondo nel Campionato Montagna a 2 tempi.
Per l'anno 2003 il direttivo del Sodalizio resta invariato, ma deve risolvere serie questioni. Vedi ad esempio l'adeguamento dello Statuto Sociale alle nuove Leggi 289/2002 e 27/12/2003, oppure la sede di Porta Galliera, ormai inagibile.
Quale alternativa, il Comune mette a disposizione i locali di Via Agucchi 248/250, dove il Club non tarda a trasferirsi.

Cambia poi anche il Direttivo Alzavalvola, federato ASI: sono eletti Castaldini, Presidente, Ruggeri, Presidente Onorario, Angelo Rondina, Vice Presidente, Bruno Bertaccini, Segretario. In perfetta sintonia, le due società organizzano su mandato FMI i circuiti di Adria (Rovigo), di Magione (Perugia), validi per la classifica dei Gruppi 3,4,5 Moto d'Epoca. Il Campionato del Gruppo 5 assegna nettamente a Bianconcini, su Morini, la prima posizione; con la Suzuki, il forte Bolognese risulta secondo nel Trofeo Tordi.

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Per la Classe 500, miete successi Adriano Cocchi, con l'Aermacchi. Nel moderno Campionato SBK, Pier Francesco Chili si cimenta ai comandi della Ducati 998. Tanta febbre sportiva accompagna la ricerca storica, che il Club svolge allestendo a Shopville un'esposizione di rare biciclette.

Grande lavoro nel 2004, per molti aspetti della vita sociale, a cominciare dallo sport e dall'ottimo Rolfo che si batte valorosamente sulle piste del massimo Campionato GP. E ricordiamo Alfonsi, vincitore del Campionato Europeo Superstock su Yamaha 1000 LR1. Bentivogli, primo nel Trofeo R 6 Yamaha over 30. Bianconcini, su Moto Morini 175, terzo nel Campionato Italiano Gruppo 5 e primo nel Trofeo Alpe Adria, dove si afferma pure Cocchi, su Aermacchi 460. Andrea Schiassi, quarto al Trofeo Rumi. Fabio Fienga, concorrente al Campionato Monomarca Yamaha.
Altri soci si contendono il Trofeo Amatoriale Gruppo 3, organizzato dal Moto Club a Pomposa (Ferrara) e a Castelletto di Branduzzo (Pavia). Purtroppo, scompaiono Guido Borri ed Umberto Sandrolini, eccellenti Piloti della vecchia guardia, sempre fedeli al Sodalizio.

Un valido contributo alla storia del nostro motociclismo proviene dall'intesa tra l'Amministrazione Comunale ed il "Ruggeri". Partecipa il Museo del Patrimonio Industriale con il complesso edilizio dell'ex Fornace Galotti, il personale tecnico ed amministrativo, i supporti bibliografici ed informatici.
Il Moto Club apre le porte del suo archivio ed offre la sua lunga esperienza. E' quindi possibile completare, all'interno del Museo stesso, una rassegna di moto bolognesi anni Venti, seguita da una guidacatalogo.
Per proprio conto, il Club allestisce a Shopville due mostre: una dedicata alle auto sportive, l'altra alla Moto Morini.
Le iscrizioni di nuovi motociclisti, usciti da altri Club, nel 2005 accrescono la compagine sociale fino al livello 715 per il "Ruggeri" e 188 per l'Alzavalvola.Ma questi numeri non celano l'improvvisa dipartita di Mirko Mezzetti, che al Sodalizio aveva dedicato le sue migliori energie. Gli succede, come Vice Presidente, Sandro Pasquali.
Di notevole interesse sono le disposizioni che impongono la patente di guida anche ai maggiorenni che usano ciclomotori. Si presenta la necessità di speciali corsi informativi ed il Moto Club provvede adeguatamente; sottoscrive anche utili accordi con la Nanni Delegazioni, ai fini assicurativi.
Realizza poi a Shopville le mostre tematiche Moto BenelliMotobi e Laverda. L'attività sportiva prosegue con vario esito.
Rolfo, del team Louis D'Antin, guida la Ducati Desmosedici 03 al 18° posto del Motomondiale. Alfonsi, a bordo della Yamaha R1, équipe DFX, disputa il Campionato Mondiale SBK e giunge 29°. Bentivogli su Yamaha vince il Trofeo Velocità Super Twins e su Bimota DBS vince il Campionato Italiano Ducati Desmo Challenger. Schiassi, con il Team M2 Racing, si impegna nella Coppa Italia e nell'Europeo Superstar. Luigi Ferretti si piazza 4° nel Campionato Olandese Dragster. Leonardo Savini, pilotando una yamaha partecipa al Rally del Quatar.

Tra i nostalgici dell'Epoca, Cocchi per la Classe 500 vince l'AlpeAdria ed è secondo al Trofeo Tordi, come è secondo Bianconcini nell'AlpeAdria.
Un grave lutto colpisce la bella famiglia dei Soci corridori, quando muore Arciso Artesiani, che dopo la guerra aveva strenuamente lottato nelle gare di I Categoria, italiane ed estere, prima con la Gilera ed MVAgusta.
Anche il 2006 è ricco di notevoli imprese, a cominciare dall'obbligo che il Moto Club si assume per organizzare ad Imola il Mondiale SBK.

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Con una Ducati, Rolfo corre il Mondiale SBK, Bentivogli arriva primo nel Ducati Challenger, Leonardo Savini su Yamaha Tenerè partecipa alla Lisbona Dakar.
Nel settore epoca si ripete la collaborazione tra il Sodalizio ed il Museo del Patrimonio industriale, che prepara la II Mostra di moto bolognesi, con l'obiettivo la produzione 1930-1945.

Dopo le gare italiane del Gruppo 3, per il Trofeo AlpeAdria Bianconcini su Morini 175 è terzo nella Classe 250 e Cocchi su Aermacchi 450 è secondo nella Classe 500. Gli amanti del turismo si ritrovano al Cstello dei Ronchi (Crevalcore ), dove il locale Moto Club Allestisce un piacevolo Miting. Tale iniziativa ha luogo anche nel 2007, anno di ordinaria amministrazione, comprendente gli ottimi risultati dell'AlpeAdria. Vale a dire Bianconcini secondo su Morini 175 nella Classe 250 e Cocchi su Aermacchi primo nella Classe 500. Come succede anche nel 2008, a testimonianza di valore agonistico e di perizia tecnica.
Durante lo Stesso anno vediamo Savini 39° su Yamaha 450 al Rally dei Faraoni e Guido Lenzi Calisti secondo su Ducati 750 F1 nel Campionato Italiano Postclassiche Gruppo 4.

Puntuale il Raduno di Crevalcore.
La proficua sinergia tra Moto Club "Ruggeri" e Museo del Patrimonio Industriale consente di inaugurare la III Mostra di Moto bolognesi, che questa volta riguarda il periodo 1945-1950. Alla Beverara le moto d'epoca restano fino al 11 Maggio 2009 ma altre si possono ammirare a Pianoro presso Villa Giulia.
Intanto i nostri motoviaggiatori affrontano i mitici passi del Tour de France e delle Dolomiti, senza comunque trascurare il più vicino Raduno di CrevalcoreRonchi.

 

Approfondimenti:


Case motociclistiche



Ringraziamenti:


Al Dott. Enrico Ruffini
noto storico del motociclismo.
La sua devozione e la sua  collaborazione,
hanno reso possibile la stesura di questo testo.

 

  • 100 anni di storia del nostro motoclub

    Disponibile presso la sede del motoclub il libro commemorativo dei nostri cento anni.
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